domenica 20 gennaio 2013

Omaggio a Théo Angelopoulos, tra attualità e mito [ad un anno dalla morte]




The history of the Balkans may well be confusing, 
yet there is something which has risen from the South 
 What I mean is that there exists a Mediterranean culture. 
Greece is the Balkans, but the Mediterranean as well, 
and as much (sic) inherits from both of these [...] 
which the Italians, the Spanish, the French also inherit [. . .]  
And in this or that way, whether or not 
because our blood mingled with theirs, 
it circulates as a cultural memory[ . . .] 

Théo Angelopoulos (“Rigas Feraios’ Map” 17)  


E' stato senza dubbio il maggiore e più noto a livello internazionale tra gli autori greci, un regista-poeta in equilibrio tra politica e mito, cultura marxista ed epica.  Classe 1935, si laurea in Legge ad Atene per poi trasferirsi a Parigi.  Scopo: approfondire gli studi di critica cinematografica.  Tornato in patria, in seguito all'avvento della dittatura dei colonnelli si rifugia di nuovo nella capitale francese per fare il cineasta.  Nel 1970 esce Ricostruzione di un delitto, thriller metafisico e raggelato che contiene in nuce già tutti gli elementi della sua poetica:  la narrazione straniata, una lentezza che si concretizza nel ricorso al piano sequenza (un modo di girare senza stacchi, attraverso lunghe scene che evocano una narrazione non cronologica del tempo,  inteso in joyciano fluire); e, ancora, le citazioni teatrali che rimandano all'attualità e alla situazione politica del Paese. In Italia lo consacrano i grandi festival come Venezia e una serie di opere da Il volo (con  Marcello Mastroianni) a Lo sguardo di Ulisse (pensato per Gian Maria Volontè, che morì poco prima delle riprese, sostituito da Harvey Keitel), fino a L'eternità e un giorno, protagonista Bruno Ganz, premiato con la Palma d'oro a Cannes nel 1998.  L'ultimo lavoro del regista-poeta è La polvere del tempo, presentato alla Berlinale nel 2009.  E ne conferma la straordinaria sensibilità visiva e soprattutto l'attenzione del paesaggio, che è quello rurale e aspro della Grecia continentale e isolana.  L'Egeo, piccolo ma turbolento, è stato teatro di grandi battaglie navali.  Nella finzione dello schermo, ma non sempre nella geografia dei luoghi scelti per girare, il territorio greco è stato spesso evocato.  Non solo nel peplum (film in costume ellenico), ma anche nel cinema d'autore.  Gli esempi più illustri sono Edipo Re (1967) e Medea (1970) di Pasolini.  Senza dimenticare Woody Allen, che in  La dea dell'amore (1995) introduce un coro da tragedia e commento dell'azione.
Quando gli chiedevano perché facesse film, Angelopoulos rispondeva citando Borges: Per me, per i miei amici e per ammorbidire il passaggio del tempo.
Circa un anno fa,  mentre si dirigeva sulle scene del suo nuovo film (presso il porto del Pireo), il regista-poeta è stato colpito da una moto e ferito a morte.  
Ed  ancora una volta l' Egeo diventa il grande  protagonista e testimone infinito del suo  tempo senza fine, superando, stavolta, quel filo sottile e morbido che, improvvisamente, lo ha catapultato oltre.

Ricordando Georgios Seferis:

Abbiamo superato  il mare 
che ci porta a un altro mare







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