lunedì 3 dicembre 2012

Thémis 2 [filastrocca (in)contemporanea]



L'enunciato che perpetua inganno in atto a non finire
finisce esso stesso in poltiglia per essere scaricato giù
nel patetico basso e lasso ormai consumato e privo  di tela, telorum
Prima attizza stizza e che pizza! credendo di far fesso il mondo intero e vero  [e mica si usa la partita-doppia-sdoppia?] con l'uso ri-uso e (s)consumo del verbo senza saper che Dike [Δίκη] o  Thémis [Θέμις] tutto giudica e parola non la incanta perché è lei che canta e sempre sa dove andare a eximare [eximere per i latinisti, qui refuso per i rima[nisti]!].
Ma che cosa vuole ancora la parola-non-parola insalivata e mal truccata?
La figura è fatta! La menzogna è tratta! Qui non attacca!
E giù a non finire con enclisi proclisi e clitici.
Brucia la scoperta dell'atto vero in tutta legalità/lealtà? 
e allor! oh parola sfratta putrefatta e matta allontanati da me - qui,  lì,  su, giù  - che  tanto in frase nominale, scissa o idiolètta cadi sempre mal-letta.
C'è bisogno di traduzione? 
[PB Dicembre 2012]






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