lunedì 29 aprile 2013

JJIF



Libri in primo piano
La memoria intermittente e la musica lontana. Joyce, Woolf, Berio di Maria Domenica Mangialavori è un saggio sulle infinite relazioni che possono generarsi tra scrittura letteraria e linguaggio musicale e che si sviluppano su binari paralleli che si intersecano simbolicamente negli spazi della memoria e del tempo. Le modalità di analisi seguono le coordinate del rapporto biunivoco “musica in letteratura” e “letteratura in musica”, focalizzandosi su “The Dead” di James Joyce, To the Lighthouse di Virginia Woolf e Thema (Omaggio a Joyce) di Luciano Berio. 

JJIF (James Joyce Italian Foundation)






domenica 28 aprile 2013

Insonnia


La Luna nello specchio del comò
guarda milioni di miglia lontano
(e forse con orgoglio, a se stessa,
ma non sorride, non sorride mai)
via lontano lontano oltre il sonno,
o forse è una che dorme di giorno.
Se l'Universo volesse abbandonarla,
lei gli direbbe di andare all'inferno,
e troverebbe una distesa d'acqua
o uno specchio, sul quale indugiare.
Tu dunque metti gli affanni in un sacco
di ragnatele e gettalo nel pozzo
nel mondo alla rovescia dove
la sinistra è sempre la destra,
dove le ombre in realtà sono corpi,
dove restiamo tutta la notte svegli,
dove il cielo ha tanto poco spessore
quanto è profondo il mare e tu mi ami d'amore.
Elisabeth Bishop 



la scrittura è un rito religioso...



La scrittura è un rito religioso: è un ordine, una riforma, una rieducazione al riamore per gli altri e per il mondo come sono e come potrebbero essere. Una creazione che non svanisce come una giornata alla macchina da scrivere o in cattedra. La scrittura resta: va sola per il mondo. Tutti la leggono, vi reagiscono come si reagisce a una persona, a una filosofia, a una religione, a un fiore: può piacergli o meno. Può aiutarli o meno. La scrittura prova delle emozioni per dare intensità alla vita: offri di più, indaghi, chiedi, guardi, impari e modelli: ottieni di più: mostri, risposte, colore, forma e sapere. All’inizio è un atto gratuito. […] La cosa peggiore, peggiore di tutte, sarebbe vivere senza scrittura.

Sylvia Plath, I Diari, Adelphi



venerdì 26 aprile 2013

blaa blab blac


ph Antonino Maddonni


lascio il giorno alle spalle per camminare in punta di dita dietro a palpebre  fatte di carta / liquida nel pensiero come un bagno schiuma che intenerisce i sensi che ingarbuglia le parole / come quando in mezzo a un sogno mi svegliavo bambina di ieri e disegnavo  sopra un vetro il mio nome indelebile che non sapevo pronunciare - PB
Mi disegno così, bolla dopo bolla,
l’intenzione del fumetto è quella di uccidere la memoria!
Mi porto via anche le virgole,
la trasfigurazione avverrà a breve
in due archetipi ingombranti.
CZ

giovedì 25 aprile 2013

the evening of the mind / Donald Justice



La sera della mente
Ora viene la sera della mente.
È qui che la lucciola si contrae nel sangue,
Qui che l’ombra scivola lunga la pagina
Mentre leggi seduto accanto al muro del giardino.
Ora i peschi nani, inchiodati ai loro tralicci,
Rabbrividiscono e si piegano. Riconosci le loro voci ormai,
Le pesche sacrificali che chiamano
Debolmente il tuo nome, quel nome
Che nessuno conosce, tranne te.
È l’aura e l’avvenire.
È quella cosa che scende, che ti vola attorno, proprio qui;
E che ora ti porge un artiglio e tu lo prendi;
Con riconoscenza, te lo porti in grembo, così.
Dicevi che non te ne saresti andata di nuovo,
Che non volevi andartene, ma poi –
È come se tu fossi ancora lí, al porto,
A guardare una barchetta che se ne va
Oltre le secche, i falaschi e i pesci morti…
Ed eri già a bordo, solcando le onde e i soliti intralci,
E più oltre, sotto un cielo sfacciato,
Sospeso come un gong prima del colpo—
Ma in che senso, sospeso? – e adesso lo colpiscono, adesso,
Il sogno etereo di una fanciullezza si ripete, si ripete
E tu devi alzarti ancora per quello stesso sangue,
E per i vuoti in gola.
[Traduzione Todd Portnowitz]
The Evening of the Mind
Now comes the evening of the mind.
Here are the fireflies twitching in the blood;
Here is the shadow moving down the page
Where you sit reading by the garden wall.
Now the dwarf peach trees, nailed to their trellises,
Shudder and droop. Your know their voices now,
Faintly the martyred peaches crying out
Your name, the name nobody knows but you.
It is the aura and the coming on.
It is the thing descending, circling, here.
And now it puts a claw out and you take it.
Thankfully in your lap you take it, so.
You said you would not go away again,
You did not want to go away — and yet,
It is as if you stood out on the dock
Watching a little boat drift out
Beyond the sawgrass shallows, the dead fish …
And you were in it, skimming past old snags,
Beyond, beyond, under a brazen sky
As soundless as a gong before it’s struck –
Suspended how? — and now they strike it, now
The ether dream of five-years-old repeats, repeats,
And you must wake again to your own blood
And empty spaces in the throat.
Donald Justice ((1925-2004)


mercoledì 24 aprile 2013

so che...




So che stai leggendo tardi questa
poesia, prima di lasciare l' ufficio
con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio
nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete
dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia
... in piedi nella libreria lontano dall'oceano
in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve
spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te.

So che stai leggendo questa poesia
in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare
dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti
e la valigia aperta parla di fughe
ma non puoi ancora partire. 

So che stai leggendo questa poesia
mentre il treno della metropolitana perde velocità 

e prima di salire le scale
verso un nuovo tipo d'amore
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
del televisore dove immagini mute saltano e scivolano
mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa
di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon
nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco,
che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani.
So che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa
scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro
nella mano
poiché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua
indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle
e voglio sapere quali siano queste parole.
So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa,
diviso fra rabbia e speranza
ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non rimane
nient'altro da leggere
là dove sei atterrato, completamente nudo.

Adrienne Rich




domenica 21 aprile 2013

sopra una foto di Deleuze e Guattari


Sorridono entrambi, stanno aspettando che qualcuno intervenga? Sono divertiti dalle reazioni di smarrimento degli astanti? Ciascuno col foglietto lì davanti, con la testa appoggiato alla mano destra, sebbene le due teste siano inclinate diversamente, a convergere, in un gesto di condivisione, o di complicità. Esprimono simpatia, quasi divertimento direi. E tuttavia, se fossi stato lì, non avrei osato aprir bocca.

Marco Baldino 



venerdì 19 aprile 2013

(in)differenza


Ho stracciato via acrimonie
flash-back di barlumi distorti
(ormai spenti)
Negli occhi la sabbia
propaga un sapore salmastro
che mi scivola sulla pelle
(depurata/pulita/rinnovata)
Mi sveglio
in questa notte che ancora deve accadere
Diversa da me 
                  - mia (ir)riverente (in)differenza -

martedì 16 aprile 2013



perché la notte è questo separarsi/ e la presenza è puramente l'alba________

Emily Dickinson 




lunedì 15 aprile 2013

freedom


Non c'è donna più bella che quella che difende i propri ideali!





POKHARA


La fine della strada

è una locanda sul ciglio della strada
una bancarella in una fila di bancarelle
con luci tremolanti
traffico balbettante
occasionali nubi di polvere

la donna che ti guarda

negli occhi
sta vendendo qualcosa
si allontana
quando capisce
che non puoi comprare

ti perdi il tramonto

sul lago
Marte sorge
sul filo per il bucato
e il portatore lascia le sue scarpe
dietro la tua porta

alla fine della strada

non c’è rifugio sicuro
nessuna accoglienza da eroe
nessuna tazza di tè
alla fine della strada c’è la strada

che si allunga in entrambe le direzioni

nel tuo cuore.

Pokhara, Nepal, ottobre 1988


Jamine Pommy Vega, da “Beat Generation, 67 poesie”, Mondadori – Trad. Massimo Bocchiola







mercoledì 10 aprile 2013

Malia per Voi

Un coro quasi tutto al femminile, per Voi, per Noi.  Onorata ed orgogliosa di farne parte, con una poesia da me scritta alla fine del 2012, integrata con una mia prosa poetica.  
Grazie di cuore al suo curatore, Sergio Gabriele [immensa()mente scrittore, poeta, editore, fotografo], e alla sua superlativa fotografia che ha nutrito le nostre parole.  

lunedì 1 aprile 2013

schegge


A&F, South Coast Plaza, California


Avrò di nuovo
capelli lunghissimi
e mani piene di anelli,
che cercheranno
di stringere la pioggia.

Tramedipensieri

[mia immensita' oceanica]