Foto Alberto Mattei
Alla malinconia
...perché si finge malinconica
Fuggendo da te mi sono dato ad amici e vino,
siccome un fiume con impeto mi ha trasportato
perché dei tuoi occhi oscuri avevo paura,
ho nascosto le mani e ho atteso che riaffiorassero
e nelle braccia dell’amore ed ascoltando il liuto
portandole veloci a pizzicare corde metalliche
ti dimenticai, io tuo figlio infedele.
livellando suoni celesti e rubini
Tu però in silenzio mi seguivi,
e tornavano alti ai pollici
comprendo le ginocchia con le vesti
i tuoi solitari verdi lucenti tra le vigne
ed eri nel vino che disperato bevevo,
e spremevi l'uva tormentosa, tormentando
apparivo scarlatto al tuo sentore
e eiaculavo sudore di(vino)appena pestato
ed eri nel calore delle mie notti d’amore,
violento artefice, artefizio, orifizio, puritano
ed eri anche nello scherno, che t’esprimevo.
Ero presente nelle tue industriose notti stellate.
Ora mi rinfreschi le mie membra sfinite
e soggioghi i fiati rosolati fino alle gambe stanche
ed accolto hai nel tuo grembo il mio capo,
che incupisce il verbo alacre e volitivo&vocativo
ora che dai miei viaggi son tornato:
qui siedo a rimirare uccelli neri come uva
tutto il mio vagare dunque
porterà il segno di stagioni alterne
era un cammino verso di te.
Sottocopia del mio canto migliore.
Herman Hesse (prima riga)
Alberto Mattei (seconda riga)
(maggio2012, inedita)
...perché si finge malinconica
Fuggendo da te mi sono dato ad amici e vino,
siccome un fiume con impeto mi ha trasportato
perché dei tuoi occhi oscuri avevo paura,
ho nascosto le mani e ho atteso che riaffiorassero
e nelle braccia dell’amore ed ascoltando il liuto
portandole veloci a pizzicare corde metalliche
ti dimenticai, io tuo figlio infedele.
livellando suoni celesti e rubini
Tu però in silenzio mi seguivi,
e tornavano alti ai pollici
comprendo le ginocchia con le vesti
i tuoi solitari verdi lucenti tra le vigne
ed eri nel vino che disperato bevevo,
e spremevi l'uva tormentosa, tormentando
apparivo scarlatto al tuo sentore
e eiaculavo sudore di(vino)appena pestato
ed eri nel calore delle mie notti d’amore,
violento artefice, artefizio, orifizio, puritano
ed eri anche nello scherno, che t’esprimevo.
Ero presente nelle tue industriose notti stellate.
Ora mi rinfreschi le mie membra sfinite
e soggioghi i fiati rosolati fino alle gambe stanche
ed accolto hai nel tuo grembo il mio capo,
che incupisce il verbo alacre e volitivo&vocativo
ora che dai miei viaggi son tornato:
qui siedo a rimirare uccelli neri come uva
tutto il mio vagare dunque
porterà il segno di stagioni alterne
era un cammino verso di te.
Sottocopia del mio canto migliore.
Herman Hesse (prima riga)
Alberto Mattei (seconda riga)
(maggio2012, inedita)
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