mercoledì 30 maggio 2012
martedì 29 maggio 2012
il sogno del poeta-cantastorie
Foto Man Ray
Non ti ho chiamata, proprio non l'ho fatto.
Eppure, eppure tu sei arrivata subito, come
fossi sovraesposta, abbagliandomi. Sarà
una fiera che azzannerà, sarà il flusso
tagliente delle parole attraverso l'aria
telefonica, sarà che vorrei non aspettarti,
punendo la presunzione del tuo sorriso.
Ora che non ho mani per aggrapparmi alla
tua lingua liscia e parlo parole mute che si
feriscono da sole e lacerano esangui tutt'intorno.
Non ha voce la mia voce per chiamarti, e rimane
impassibile il mio dito indice che non ti clicca,
La mia mente è una rupe irta e il terreno friabile,
e nel cadere la gola inghiotte chi si è spinto troppo
avanti e, benché impavido, lo risucchia senza sentimento.
Anche i Belgi negli alberghi stanno dormendo.
ma i minuti qua paiono mesi. E' l'assenza dei sorrisi
che mi paralizza, ma anche il tuo culo che mi manca,
culo che non posso toccare, come non posso toccare
il mondo intero. Almeno avessi la luna con cui rifarmi,
ma lei ora sguscia veloce sotto le sue unghie diafane,
e piano riprende il cammino verso il suo osso scheletrico.
Pronto, mi sei mancato tantissimo...villano! smettila
di parlare del mio culo in pubblico.
...(un sogno)
a.mattei
sabato 26 maggio 2012
sincronia di emozioni - Hesse/Mattei
Foto Alberto Mattei
Alla malinconia
...perché si finge malinconica
Fuggendo da te mi sono dato ad amici e vino,
siccome un fiume con impeto mi ha trasportato
perché dei tuoi occhi oscuri avevo paura,
ho nascosto le mani e ho atteso che riaffiorassero
e nelle braccia dell’amore ed ascoltando il liuto
portandole veloci a pizzicare corde metalliche
ti dimenticai, io tuo figlio infedele.
livellando suoni celesti e rubini
Tu però in silenzio mi seguivi,
e tornavano alti ai pollici
comprendo le ginocchia con le vesti
i tuoi solitari verdi lucenti tra le vigne
ed eri nel vino che disperato bevevo,
e spremevi l'uva tormentosa, tormentando
apparivo scarlatto al tuo sentore
e eiaculavo sudore di(vino)appena pestato
ed eri nel calore delle mie notti d’amore,
violento artefice, artefizio, orifizio, puritano
ed eri anche nello scherno, che t’esprimevo.
Ero presente nelle tue industriose notti stellate.
Ora mi rinfreschi le mie membra sfinite
e soggioghi i fiati rosolati fino alle gambe stanche
ed accolto hai nel tuo grembo il mio capo,
che incupisce il verbo alacre e volitivo&vocativo
ora che dai miei viaggi son tornato:
qui siedo a rimirare uccelli neri come uva
tutto il mio vagare dunque
porterà il segno di stagioni alterne
era un cammino verso di te.
Sottocopia del mio canto migliore.
Herman Hesse (prima riga)
Alberto Mattei (seconda riga)
(maggio2012, inedita)
...perché si finge malinconica
Fuggendo da te mi sono dato ad amici e vino,
siccome un fiume con impeto mi ha trasportato
perché dei tuoi occhi oscuri avevo paura,
ho nascosto le mani e ho atteso che riaffiorassero
e nelle braccia dell’amore ed ascoltando il liuto
portandole veloci a pizzicare corde metalliche
ti dimenticai, io tuo figlio infedele.
livellando suoni celesti e rubini
Tu però in silenzio mi seguivi,
e tornavano alti ai pollici
comprendo le ginocchia con le vesti
i tuoi solitari verdi lucenti tra le vigne
ed eri nel vino che disperato bevevo,
e spremevi l'uva tormentosa, tormentando
apparivo scarlatto al tuo sentore
e eiaculavo sudore di(vino)appena pestato
ed eri nel calore delle mie notti d’amore,
violento artefice, artefizio, orifizio, puritano
ed eri anche nello scherno, che t’esprimevo.
Ero presente nelle tue industriose notti stellate.
Ora mi rinfreschi le mie membra sfinite
e soggioghi i fiati rosolati fino alle gambe stanche
ed accolto hai nel tuo grembo il mio capo,
che incupisce il verbo alacre e volitivo&vocativo
ora che dai miei viaggi son tornato:
qui siedo a rimirare uccelli neri come uva
tutto il mio vagare dunque
porterà il segno di stagioni alterne
era un cammino verso di te.
Sottocopia del mio canto migliore.
Herman Hesse (prima riga)
Alberto Mattei (seconda riga)
(maggio2012, inedita)
I Hope That I Don't Fall In Love With You
Well I Hope that I don't fall in love
With you
'Cause fallin' in love just makes me blue
Well the music plays and you display
Your heart for me to see
I had a beer and now I hear you callin'
Out for me
And I hope that I don't fall in love with
You
Well the room is crowded people
Everywhere
And I wonder should I offer you a chair
Well if you sit down with this ol' clown
Ìll take that frown and break it
Before the evening's gone away
I think that we could make it
And I hope that I don't fall in love with
You
And I can see that you are lonesome just
Like me
And it being late yoùd like some company
Well I turn around to look at you
And you light a cigarette
I wish I had the guts to bum one
But wève never met
And I hope that I don't fall in love
With you
Well the night does funny things inside
A man
These ol' tom cat feelings you don't
Understand
Well I turn around to look at you
And you look back at me
The guy yoùre with hès up and split
The chair next to you is free
And I hope that I don't fall in love
With you
Now it's closing time the music's
Fading out
Last call for drinks, Ìll have another stout
I turn around to look at you
Yoùre nowhere to be found
I search the place for your lost face
Guess Ìll have another round
And I think that I just fell in love with you
giovedì 24 maggio 2012
filastrocca dell'amore amato e tagliato
Opera di Carla Colombo
è un battito d'ali quello che
si scuote forte alla mia finestra
che pare un rumore assordante
che continua a mischiare l'aria
che devia i pollini e il vento
è rumoroso richiamo di tue
delizie inascoltate in questa
mattina di rugiada come seme...
è folla festante, è mano di bimbo
è aratro alla terra, è pane già cotto
è mare negli occhi, è promesse inaudite
è amore che sale, è tempo che manca
è sortilegio che cresce, è ago di pino
è pesce, è lago, è ago, è mago, è spago,
è ufo, è uto, è ato, è...."u"
è gioiello rubino,
è un taglio divino,
e salta rimbalza,
e poi non c'è più..
(filastrocca dell'amore amato e tagliato) "a.mattei"
lunedì 21 maggio 2012
may i feel said he
may i feel said he
(i'll squeal said she
just once said he)
it's fun said she
(may i touch said he
how much said she
a lot said he)
why not said she
(let's go said he
not too far said she
what's too far said he
where you are said she)
may i stay said he
(which way said she
like this said he
if you kiss said she
may i move said he
is it love said she)
if you're willing said he
(but you're killing said she
but it's life said he
but your wife said she
now said he)
ow said she
(tiptop said he
don't stop said she
oh no said he)
go slow said she
(cccome?said he
ummm said she)
you're divine!said he
(you are Mine said she)
e. e. cummings
La poesia di E.E.Cummings (1894-1963) e' un esempio dello sperimentalismo grafico del poeta americano in cui il gioco visivo sconfina in quello uditivo. Gioco fatto di parole, parti di parole, simboli, disposte a volte matematicamente a formare un disegno, spesso senza senso finche' non vengono lette a voce alta. Solo a quel punto il significato profondo e l'emozione con cui coinvolgono il lettore diventano chiari. Stile di cui già furono maestri Corrado Govoni e i Futuristi e Guillaume Apollinaire.
Spesso sembra che Cummings stia dipingendo usando le parole, la sintassi. Questo deriva forse dal fatto che egli fu anche un pittore "an author of pictures, a draughtsman of words". La maggior parte delle sue poesie non possono essere tradotte in italiano perche' perderebbero quella sonorita' e sensualita' visiva che solo nella lingua originale e' consentito percepire.
may i feel said he [titolo di proposito scritto in lettere minuscole, cosi' come il suo nome, espressamente da lui voluto, e.e. cummings] e' un inno gioioso alla sensualita' e all'amore, a quell'estatico rituale che e' l'incontro tra uomo e donna. Originariamente fu pubblicata nella raccolta del 1935 No Thanks. I ventitre dipinti di Chagall che accompagnano questi versi, sono un perfetto connubio tra arte e poesia, legati da un unico denominatore: l'amore.
e.e. cummings, 1937
domenica 20 maggio 2012
Trasparenze
Di nuovo qui a cambiare strada.
Di tante domande che mi sono fatto,
solo una ha avuto un' ampia risposta.
Si cambia strada più di una volta nella
vita e mai, dico mai, è perché tu lo
desideri. Si cambia strada come si cambia
casa; che palle! Ho sempre pensato che
una casa dovrebbe conservarsi intere generazioni
per una famiglia: per sempre, e che le case
dovrebbero essere enormi, grandi come delle cattedrali,
come il cielo stellato, come il tuo cuore. Quindi cambiare
casa è come cambiare madre: mica lo si può fare!
Ma poi, alla fine, ti ci abitui; non a cambiare madre,
ma a cambiare strada e casa... e anche altro.
E pensi che siamo tutti abitanti del mondo e che
non ci si deve affezionare alle cose ma solo amare
se stessi: la famiglia. Perché sei tu che rendi speciale
il luogo dove appoggi la tua giacca o il tuo cappello,
con la serenità che ti porti dietro e dentro. Sei tu
che pianti fiori nella tua nuova casa che hanno lo stesso
profumo del sorriso dei tuoi figli, tu che dipingi le pareti
del colore della tua faccia e le finestre con la lucentezza
dei tuoi occhi.
I tempi non sono buoni: sono pessimi. Sono tempi
in cui più ti scopri eloquente e più ti redarguiresti per esserlo
diventato. Sono tempi in cui improvvisamente vorresti poter
ritornare indietro e cambiare tutto e da sognatore diventare
venditore di sogni. Tempi in cui ci si rinnega facilmente, e
ci si chiede -anche con poca fiducia, a che serve fare ciò
che faccio. Che mi alzo a fare alle cinque per andare a lavorare?
Che dipingo, che scrivo a fare se forse riconosceranno i
miei meriti solo dopo morto. Io non ho un'esistenza travagliata
non mi drogo, non bevo, non fumo, mi lavo e ci tengo a come
mi vesto, come farò a dire cose sensate se non ho un senso?
Poi giro la testa e vedo i miei libri. T. Berhardt, J. Kerouak,
S. Plath, G. D'Annunzio, C. Bukowsky, E.E. Cummings, e
subito la parole che ho appena scritto prendono corpo. Grazie
a loro assumono il senso della coscienza. Io ho attinto la mia
vita da loro, dalle loro debolezze, le loro incertezze, i loro amori,
le passioni, ma anche le loro manie, i loro odi, le loro esagerazioni.
Sono loro che mi hanno insegnato
che la tua casa è una volta stellata senza fine,
che tutti i tuoi predecessori hanno conosciuto
e amato, e la tua giusta strada è quella sulla quale stai poggiando
i tuoi piedi adesso.
Ecco che non sei più solo con i tuoi pensieri. Ecco che vedi il tuo
tempo con più magnanimità: ce la faremo, voi statemi solo vicini.
Così penso che vivrò questa vita ancora più forte di ieri,
felice giro la testa all'insù e guardo il soffitto di casa mia.
Tutte le stelle sono accese e non sono lampade dell'Ikea! ma...potrebbero esserlo.
...buonanotte
A. Mattei [inedita]
Di tante domande che mi sono fatto,
solo una ha avuto un' ampia risposta.
Si cambia strada più di una volta nella
vita e mai, dico mai, è perché tu lo
desideri. Si cambia strada come si cambia
casa; che palle! Ho sempre pensato che
una casa dovrebbe conservarsi intere generazioni
per una famiglia: per sempre, e che le case
dovrebbero essere enormi, grandi come delle cattedrali,
come il cielo stellato, come il tuo cuore. Quindi cambiare
casa è come cambiare madre: mica lo si può fare!
Ma poi, alla fine, ti ci abitui; non a cambiare madre,
ma a cambiare strada e casa... e anche altro.
E pensi che siamo tutti abitanti del mondo e che
non ci si deve affezionare alle cose ma solo amare
se stessi: la famiglia. Perché sei tu che rendi speciale
il luogo dove appoggi la tua giacca o il tuo cappello,
con la serenità che ti porti dietro e dentro. Sei tu
che pianti fiori nella tua nuova casa che hanno lo stesso
profumo del sorriso dei tuoi figli, tu che dipingi le pareti
del colore della tua faccia e le finestre con la lucentezza
dei tuoi occhi.
I tempi non sono buoni: sono pessimi. Sono tempi
in cui più ti scopri eloquente e più ti redarguiresti per esserlo
diventato. Sono tempi in cui improvvisamente vorresti poter
ritornare indietro e cambiare tutto e da sognatore diventare
venditore di sogni. Tempi in cui ci si rinnega facilmente, e
ci si chiede -anche con poca fiducia, a che serve fare ciò
che faccio. Che mi alzo a fare alle cinque per andare a lavorare?
Che dipingo, che scrivo a fare se forse riconosceranno i
miei meriti solo dopo morto. Io non ho un'esistenza travagliata
non mi drogo, non bevo, non fumo, mi lavo e ci tengo a come
mi vesto, come farò a dire cose sensate se non ho un senso?
Poi giro la testa e vedo i miei libri. T. Berhardt, J. Kerouak,
S. Plath, G. D'Annunzio, C. Bukowsky, E.E. Cummings, e
subito la parole che ho appena scritto prendono corpo. Grazie
a loro assumono il senso della coscienza. Io ho attinto la mia
vita da loro, dalle loro debolezze, le loro incertezze, i loro amori,
le passioni, ma anche le loro manie, i loro odi, le loro esagerazioni.
Sono loro che mi hanno insegnato
che la tua casa è una volta stellata senza fine,
che tutti i tuoi predecessori hanno conosciuto
e amato, e la tua giusta strada è quella sulla quale stai poggiando
i tuoi piedi adesso.
Ecco che non sei più solo con i tuoi pensieri. Ecco che vedi il tuo
tempo con più magnanimità: ce la faremo, voi statemi solo vicini.
Così penso che vivrò questa vita ancora più forte di ieri,
felice giro la testa all'insù e guardo il soffitto di casa mia.
Tutte le stelle sono accese e non sono lampade dell'Ikea! ma...potrebbero esserlo.
...buonanotte
A. Mattei [inedita]
mercoledì 16 maggio 2012
Poems #8, #9
[8]
L'amare è catarsi, il corso del tuo essere variabile
nell'asprezze del Mondo. Ma in essenza amarsi
è in primis Hibris, poi Dionisio, nel loro essere
contatto diretto con Dio e suoi unici tramiti.
[9]
Valore che apprezza se stesso
nel reciproco ammaliamento dei corpi,
nel reciproco ammaliamento dei corpi,
nel conoscere sensitivo dell'intero
altro, dell'altro nell'essenza più profondaMarcello Chinca [Hosch], da Poesie civili, 1999-2008
Chi sono?
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
<<follia>>.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
<<malinconia>>.
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
<<nostalgia>>.
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.
Aldo Palazzeschi
domenica 13 maggio 2012
Donne
Massimo Bisotti - “La luna blu”
Al Sole
Più bello delle stelle, illustri decorazioni della notte,
Molto più bello dell'infocato apparire di una cometa
E a cose assai più belle di tutti gli astri designato,
Poiché da lui ogni giorno la vita tua e la mia dipende, è il sole.
Bel sole, che sorge e non ha dimenticata né ultimata
L'opera sua, bellissimo d'estate, quando la giornata
Evapora dai litorali e le vele pendule a specchio dei tuoi occhi
Trascorrono, finché tu stanco ne dimezzi l'ultima.
Priva di sole, riprende il velo anche l'arte:
Tu non mi appari più, e il mare e la sabbia,
Flagellati dalle ombre, mi fuggono sotto le palpebre.
Bella luce, che dona calore e custodisce e meravigliosa
Provvede a ridonarmi la vista, a ridarmi la vista di te!
Cosa più bella sotto il sole non v'è che star sotto il sole...
Guardare il palo nell'acqua e, sopra, l'uccello
Che medita il volo, e sotto, i pesci a schiere,
Variopinti, ben fatti, venuti al mondo con una missione di
luce;
E guardarsi intorno: il quadrato di un campo, il frastagliato
profilo del mio paese,
E l'abito che hai indossato. Il tuo abito, azzurro, a campana!
Il bell'azzurro, dove i pavoni passeggiano facendo riverenze,
Azzurro delle lontananze, delle regioni felici con i baleni
propizi al mio estro,
Azzurra incognita dell'orizzonte! E i miei occhi entusiasti,
Di nuovo si slargano e brillano, e perdutamente riardono.
Bel sole, cui la polvere deve l'ammirazione più alta,
Non per la luna né per le stelle, né perché la notte
Vogliosa di beffarmi sfoggia comete, ma per amore
Di te, all'infinito, e per null'altro al mondo, io farò
Lamento su l'ineluttabile perdita dei miei occhi.
Ingeborg Bachmann, da Invocazione all' Orsa Mggiore, ed. SE, Traduzione di Luigi Reitani
sinfonie poetiche
Dipinto di Lucia Schiano
dei giorni dentro ai quali vivo
come perledicollana
delle Ore(anch’esse in f
i
l
a)
provo tenerezza (perché
anche se non vollero)
mi portarono a Me
del vento che mi ssssssssoffia
del mare che mi sciabOrda
della terra che mi trrrrrema
nulla potrò dire
(mai)
perché(allora uomini)è così poca cosa
ciò che mi fate vivere
se non la profondità del mio elucubrare
il velocesOrrIso di una donna che
mi passa accanto e(come il vento)
(impetuosa)non entra nei miei pensieri.
pensieri
parole
pensiero verbalizzato
parola
parola
dolce
Alberto Mattei, L'anima di fuoco, Sinfonie poetiche, NovaLingua
J'adore
Dipingere non è un'operazione estetica:
è una forma di magia intesa a compiere un'opera di mediazione fra questo mondo
estraneo ed ostile e noi.
Pablo Picasso
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la fucina di Efesto
Myrina notturna
E' scesa la sera a Myrina, isola di Lemnos. Secondo la mitologia questa fu la prima tappa degli Argonauti, in viaggio verso la Colchide, a caccia del vello d'oro, e innumerevoli furono le loro avventure. Ma da Lemnos passo' anche Efesto, dio del fuoco e della metallurgia, che qui ebbe la sua prima fucina (poi il suo culto si trasferi' in Sicilia), prese in moglie la nereide Cabiro e da lei ebbe due figli, detti i Cabiri.
Il calore, il fuoco abbaglia il mio sguardo.
Come perla argentea nei fondali marini,
evaporo dal mito avvolta di luce,
i miei occhi non piu' chiusi
ridono scintille come stelle incandescenti.
Gioiscono il nuovo giorno.
[PB, 13 maggio 2012]
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