venerdì 31 agosto 2012

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Marc Chagall, Blue

Per me sei tu la mia unica famiglia: tu, o Cinzia, mi sei padre e madre, ogni mio istante di gioia mi viene da te.  E' destino che io non possa amare un'altra, ne' cessare di amare costei:
Cinzia fu la prima, Cinzia sara' la fine.

OVIDIO

Elegia Graecos provocamus.

Quintilliano

Discorrendo delle autorita' che avevano le donne romane (Catone) disse: "Tutti gli uomini comandano sulle loro donne, noi su tutti gli uomini, e le nostre donne su di noi"

PLUTARCO, Vita di Catone

Quem enim Romanorum puedet uxorem ducere in convinium?  Aut cuius non materfamilias primum tenet aedium atque in celebritate versatur?

CORNELIO NEPOTE

Animula vagula blandula,/animuccia vaguccia caruccia/ hospes comesque corporis,/ospite e compagna del corpo/ quae nunc abilis in loca pallidula,/dove andrai a finire ora/ rigida nudula nec ut soles dabis iocos./palliduccia, gelata,nuduccia? E non scherzare piu' come suoli

23.XI.2011









domenica 19 agosto 2012

MINOTAUROMACHIA


Picasso, Minotauro con coppa e donna, 17 maggio 1933. 
Acquaforte su carta vergata Montval, 19,4x26cm.  Collezione privata. 
[In mostra a Pisa, presso Palazzo Blu', 18 Set 2011 - 5 Feb 2012]

LA DOLCE BESTIA

[gennaio 2012]


Ibrido brindo dal calice il liquido 
che germoglia saliva dalla tua bocca.  
Son bestia e uomo, dolce e terribile, 
amico e nemico, amante e casto.
 Mostro la mia forza e la mia fragilita'  
per frantumarle con un semplice gesto. 
 Indifeso scateno la mia furia.
 Brindo alla bellezza nuda che è intoccabile, 
vicina  ma inarrivabile come ninfa aperta che,
spudoratamente adagiata sull’acqua, 
nasconde il proprio mistero.  
Di fronte alla bellezza anche la rabbia si placa, 
 il dolore è redento. 
Passione e violenza. 
 Irruenza verso il niente, l' agape, la notte

P.B





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Marc Chagall, Lovers in Moonlights



L'amore che tiene malgrado tutto, che resiste tra le barricate del vivere, che smuove la coscienza verso aspirazioni nobili malgrado tutto lo scetticismo congegnato dal non esistere mai davvero, dove i rapporti di produzione sono veri luoghi  di perdizione, dove essere pagati per il dato come forza lavoro è spesso un optional, questo amare è dunque una grazia concessaci, sorvegliata dall'impertinenza giocosa di un angelo che ha pietà di noi, di questa umanità bistrattata, senza vigore, senza domani...[H.M.]








venerdì 17 agosto 2012

Teorema di Münchhausen



Animuccia, piú leggera dell'aria,

piú pesante che pietra su una tomba

con te è impossibile trattare,
impolitica come sei
e variabile come le previsioni del tempo!
H.M.H





Teorema di Münchhausen, cavallo, palude e codino,
è una delizia, ma non dimenticare:
Münchhausen era un bugiardo.
Il teorema di Gödel a prima vista appare
poco appariscente, ma rifletti:
Gödel ha ragione.
«In ogni sistema sufficientemente complesso
si possono formulare frasi
che all'interno del sistema
non sono né dimostrabili né confutabili,

a meno che il sistema
non sia di per sé inconsistente».
Puoi descrivere la tua lingua nella tua propria lingua:
ma non del tutto.
Puoi analizzare il tuo cervello
col tuo stesso cervello:
ma non del tutto.
Ecc.
Per giustificarsi
ogni sistema pensabile
deve trascendersi,
ossia distruggersi.
Sufficientemente complesso» o no:
la libertà di contraddire
è un fenomeno di carenza
o una contraddizione.
(Certezza = inconsistenza).
Ogni pensabile uomo a cavallo,
quindi anche Münchhausen,
quindi anche tu, è un subsistema
di una palude piuttosto ricca di sostanze
E un sottosistema di questo sottosistema
è il proprio codino,
questa specie di leva
per riformisti e bugiardi.
In ogni sistema piuttosto ricco di sostanze
quindi anche in questa palude,
si possono formulare frasi
che all'interno del sistema
non sono né dimostrabili né confutabili.
Prendile in mano, queste frasi,
e tira!

[H. M. Enzensberger, Omaggio a Godel, da Gli elisir della scienza, Einaudi, 2004]













giovedì 16 agosto 2012

da Il gioco dell'angelo


Inferno, Canto settimo,  illustrazione di Paul Gustave Doré

L’invidia è la religione dei mediocri. Li consola, risponde alle inquietudini che li divorano e, in ultima istanza, imputridisce le loro anime e consente di giustificare la loro grettezza e la loro avidità fino a credere che siano virtù e che le porte del cielo si spalancheranno solo per gli infelici come loro, che attraversano la vita senza lasciare altra traccia se non i loro sleali tentativi di sminuire gli altri e di escludere, e se possibile distruggere, chi, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che è, mette in risalto la loro povertà di spirito, di mente e di fegato.

Essa genera insensibilità di cuore, inquietudine nel possesso, ingratitudine, frode e altri soprusi.


Carlos Ruiz Zafón, Il gioco dell’angelo





giovedì 9 agosto 2012

a bit more of me


In questi giorni ho creato un nuovo spazio dedicato ai miei scatti, ancora in progress.  Qui un piccolo anticipo...

Io sono la mia fotografia. La mia fotografia e' l' impalcatura esteriore del mio pensiero, frammento alogico  tra visione ed emozione.







venerdì 3 agosto 2012

il mio cielo vuoto [ad Orfeo---il mito rivisitato]

Valle dei Templi,  scultura di IGOR MITORAJ (digital manipulation by Me)



Caro Orfeo,

Il dolore!... hai idea tu che cosa sia? non il dolore superficiale fisico, che pur lacerante che sia puo' essere alleviato, ma il dolore profondo, dell'anima, la cognizione di un immedicabile dolore, che ti immobilizza ti mortifica ti atterrisce ti rende privo di ogni agire. E' la consapevolezza del nulla, dell'aver gridato senza che nessuno ti abbia sentito o peggio ancora ascoltato. Hai mai provato a stare sveglio intere notti poi alzarti senza vedere l'alba, l'aurora, il giorno, sforzarti di sorridere con gli occhi gonfi e cerchiati di nero, cercare di compiere il fare imposto con un macigno duro e crudele  sul petto che sopraffa' ogni tuo agire o provare a correre ma senza riuscire a  muoverti? oppure svegliarti all'improvviso nel mezzo della notte, sentirti mancare il respiro soffocare e udire solo lo scricchiolare delle ossa sullo sterno? Hai mai provato tutto cio'?
Eppure ti capisco certo! capisco il tuo amore per la musica che e' talmente piu' importante di ogni altra cosa per te, capisco questa tua continua perpetua ricerca di suoni  per portare a compimento  il tuo canto...capisco l'amore romantico sublime l'amore cortese che emana  ogni tua nota fonema sintagma sintassi, capace  di rendere qualsiasi donna, regina o castellana o musa!  Ma nel mio reale incontenibile dov'e' quell'amor  che tu decanti?...dov'e'? E'  forse nascosto in qualche pallida, fumosa  mattina che tanto avevo immaginato perfetta? oppure in  quell' attimo eterno in cui, senza alcun raziocinio o giustificato motivo, ti sei voltato a guardarmi ma senza vedermi lasciandomi morire? O quando io  ti ho ascoltato, assorta, incantata, ogni volta che ti vantavi dei tuoi sonori trofei incurante del mio sentire?  
E la mia colpa dove ha le sue radici? Forse nella profondita' del mio vedere, del mio  vivere, del mio sentire, io donna confusa , anestetizzata, inebriata! nonostante i momenti in cui, ormai esangue, mi hai lanciata con forza negli abissi,  lasciandomi affondare in quel precipizio dove ogni donna non vorrebbe mai cadere.  Eppure ti ho perdonato! non una ma cento mille volte  perche' l'amore, il bene, quando e' vero! ha insito in se' una forza superlativa stordente che trionfa sempre (e non e' per retorica che te lo scrivo)!...
Ecco, questa e' la mia conclusione nel rispetto di cio' che e' la  gestione volontaria dei nostri reciproci atti.  
Resta comunque questa ferita profonda, non tanto della tua   assenza dal mio cielo alla quale mi abituero' intiepidita  dai dolci  ricordi melodici che mi terranno compagnia nei giorni mesi anni secoli...ma la consapevolezza del non essere riuscita a trasmetterti la forza struggente del mio canto, intriso di sconfinato sentimento.  Amore! Che le tue orecchie, stonate nell'udirmi, hanno sempre inascoltato e respinto.
Forse e' stata proprio qui la mia colpa,  la mia voglia imperfetta, attraverso un suono un rumore un vagito, di dare e chiedere amore, alla base di un bisogno latente, di un sano romanticismo.  
Da qui, da questo cielo vuoto ed indifferente, privo di sole, di stelle, di nubi, di colori, di luci, non potro' piu' ascoltare la tua voce, ormai lontana, terrena...ma il suo profumo mi raggiunge ugualmente, malgrado te! E mi inebria seppur nell'amarezza, nella consapevolezza di non averti lasciato niente. 
Adesso. In nome di quell'amore che  mi ha colpito inaspettatamente e nel quale tu non hai mai voluto credere...fino a farmi morire...di ricordo in ricordo, di me in me.  

Tua Euridice
 






giovedì 2 agosto 2012

è la mia peculiare malinconia


[...] è la mia peculiare malinconia
composta da elementi diversi, quintessenza
di varie sostanze, e più precisamente di
tante differenti esperienze di viaggi
durante i quali quel perpetuo ruminare mi
ha sprofondato in una capricciosissima
tristezza.


Calvino, da Lezioni americane