(...) Nell'addormentarsi, Zarathustra parlo' cosi' al suo cuore:
Silenzio! Silenzo! Non e' diventato perfetto il mondo proprio ora? Che mi succede?
Come un vento leggero, non visto, danza sul mare liscio come una tavola, lieve lieve al pari di una piuma: cosi' - il sonno danza su di me.
Non mi chiude l'occhio, mi lascia l'anima desta. Esso e' lieve , davvero! al pari di una piuma.
Mi persuade, non so come, mi sfiora agile e penetrante con mano carezzevole, mi forza. Si, mi forza a far si che la mia anima si distenda: -
- come mi diventa lunga e stanca, la mia anima strana! Forse le e' giunta la sera di un settimo giorno proprio a mezzogiorno? Ha gia' camminato troppo a lungo beata tra cose buone e mature?
Si stende tutta per lungo, lungo - piu' lungo! giace quieta, la mia anima strana. Troppe cose buone ha gia' gustato, la opprime questa dorata tristezza, essa storce la bocca.
- Come una nave, che sia entrata nella sua baia piu' quieta: - ora si appoggia alla terra, stanca dei lunghi viaggi e dei mari insicuri. Non e' piu' fedele alla terra?
Quando una tale nave si appoggia alla terra, si adagia: - basta allora che un ragno da terra tessa il suo filo facendolo arrivare fino a lei. Allora non c'e' bisogno di cavi piu' robusti.
Come una tal nave stanca nella baia piu' quieta: cosi' anch'io ora riposo vicino alla terra, fedele, fiducioso, vigile, a lei legato dal piu' tenue dei fili.
Felicita'! Felicita'! Vuoi cantare, vero, anima mia? Tu giaci nell'erba. Ma questa e' la segreta ora solenne, in cui nessun pastore suona il suo flauto.
Abbi riguardo! Il mezzogiorno ardente dorme sui campi. Non cantare! Silenzio! Il mondo e' perfetto.
Non cantare, creatura alata che stai immersa nell'erba, anima mia! Non bisbigliare neppure! Guarda - in silenzio! il vecchio mezzogiorno dorme, muove la bocca: non beve proprio ora una goccia di felicita' -
- una vecchia bruna goccia di dorata felicita', di vino dorato? Qualcosa scivola leggermente sopra di lui, ride la sua felicita'. Cosi' - ride un dio. Silenzio! -
- "Alla felicita', quanto poco gia' basta alla felicita'!" Cosi' dissi una volta e mi sembro' di essere avveduto. Ma era una bestemmia: questo ho imparato ora. Folli avveduti parlano meglio.
Proprio cio' che e' pochissimo, finissimo, lievissimo, un frusciare di lucertola, un fiato, un guizzo, un batter d'occhi - il poco fa la specie della migliore felicita'. Silenzio!
- Cosa mi e' accaduto: ascolta! E' proprio volato via il tempo? Non sto forse cadendo? Non sono caduto - ascolta! nel pozzo dell'eternita'?
- Cosa mi accade? Silenzio! Qualcosa mi punge - ahime' - nel cuore? Nel cuore! Spezzati, spezzati, cuore dopo una tale felicita', dopo una tale puntura! (...)
Cosi' parlo' Zarathustra e si levo' dal suo giaciglio vicino all'albero come da un'ebbrezza strana: ed ecco, il sole stava ancora proprio sopra la sua testa. Da che si potrebbe a buon diritto dedurre che Zarathustra non avesse dormito a lungo.
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