Scrivo di getto per evitare che le parole restino chiuse come i miei pensieri, scrivo per evitare di implodere. Divento retorica ma e' per resistere a non prendere il telefono e dirti di correre qua, di gridarti il mio amore, il mio perdono nonostante le ferite ancora aperte. Il giorno delle margherite come lo chiami tu (ma potrebbero essere anche altri fiori o frutti o ortaggi, come i girasoli che nascono in estate e poi muoiono con il calar del sole...) sapevo gia' quello che sarebbe accaduto. Ma la tua follia di pretendere di avere sempre ragione calpestando le mie di ragioni e' talmente piu' importante per te che non lo capiresti. Tu teorizzi e insieme vivi teoricamente, io non ce la faccio piu'. La tua disinvoltura nel ferirmi mi colpiva ogni giorno di piu' perche' ricostruiva quel tuo atto crudele. Crudele per me, per quei fantasmi che credevo avessimo superato, ma che adesso mi stanno intorno prendendosi gioco di me. Chi ti offre amore e protezione tu lo distruggi, lo calpesti fino alla morte lenta che tu imponi senza alcuna pieta'. Vivro' cosi' la mia agonia, ultima, dolcissima anche se dolorosa, incapace ormai di respirare la tua aria gelida.
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